domenica 16 febbraio 2014

Alice nel Paese delle Meraviglie

Ed eccomi qui a pubblicare quattro mie illustrazioni ispirate ad Alice nel Paese delle Meraviglie, la famosa fiaba di Lewis Carroll.
Sono state realizzate con pastelli cera-olio su carta vellutina.
Le misure sono circa un A4.
Enjoy yourselves! :)




...né Alice pensò che fosse troppo strano sentir parlare il Coniglio, il quale diceva fra se: «Oimè! oimè! ho fatto tardi!» (quando in seguito ella se ne ricordò, s'accorse che avrebbe dovuto meravigliarsene, ma allora le sembrò una cosa naturalissima): ma quando il Coniglio trasse un orologio dal taschino della sottoveste e lo consultò, e si mise a scappare, Alice saltò in piedi pensando di non aver mai visto un coniglio con la sottoveste e il taschino, né con un orologio da cavar fuori, e, ardente di curiosità, traversò il campo correndogli appresso e arrivò appena in tempo per vederlo entrare in una spaziosa conigliera sotto la siepe. 




Il Ghignagatto si mise soltanto a ghignare quando vide Alice.«Sembra di buon umore, - essa pensò; - ma ha le unghie troppo lunghe, ed ha tanti denti,» perciò si dispose a trattarlo con molto rispetto.
- Ghignagatto, - cominciò a parlargli con un poco di timidezza, perché non sapeva se quel nome gli piacesse; comunque egli fece un ghigno più grande. «Ecco, ci ha piacere,» pensò Alice e continuò: - Vorresti dirmi per dove debbo andare?

- Dipende molto dal luogo dove vuoi andare, - rispose il Gatto.
- Poco m'importa dove... - disse Alice.
- Allora importa poco sapere per dove devi andare, - soggiunse il Gatto.
-...purchè giunga in qualche parte, - riprese Alice come per spiegarsi meglio.
- Oh certo vi giungerai! - disse il Gatto, non hai che da camminare.


Sotto un albero di rimpetto alla casa c'era una tavola apparecchiata. Vi prendevano il tè la Lepre di Marzo e il Cappellaio. Un Ghiro profondamente addormentato stava fra di loro, ed essi se ne servivano come se fosse stato un guanciale, poggiando su di lui i gomiti, e discorrendogli sulla testa. 

Alice pensava che in vita sua non aveva mai veduto un terreno più curioso per giocare il croquet; era tutto a solchi e zolle; le palle erano ricci, i mazzapicchi erano fenicotteri vivi, e gli archi erano soldati vivi, che si dovevano curvare e reggere sulle mani e sui piedi.

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